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«Noi ci siamo limitati davvero alle casette - ribatte Tenconi -, non cercate tra noi i responsabili delle brutture di certe periferie urbane». Poi però il professionista ammette di aver avuto il tempo di assistere a un certo degrado della professione: «È cominciato dopo il 1968, quando i geometri si sono messi in testa di fare gli architetti e quando il numero degli iscritti all'Albo è raddoppiato». Un ingresso tumultuoso «in un'epoca in cui l'edilizia tirava e in molti facevano di tutto per accontentare i clienti». «A Como, in pochi anni, gli iscritti all'Ordine sono raddoppiati: da 500 a più di mille: da allora la crescita non si è più fermata».
Poi è arrivata la stagione dei condoni (tre ondate più o meno ogni dieci anni: 1985, 1994, 2004) e anche in questo caso la categoria è finita sotto accusa. «È vero, ci ha dato da fare per parecchio tempo - ammette Tenconi -, si è scoperchiata una pentola, non tanto nel Nord Italia, dove l'abusivismo era solo di stretta necessità, ma altrove. Ma noi abbiamo solo applicato le norme».
Oggi però del geometra che vive di condoni è rimasto solo il cliché. Pinna, che si è abilitato «esattamente un anno dopo l'ultimo condono», teorizza la necessità per i giovani di guardare oltre i mercati tradizionali. «Basta con lo stereotipo del geometra in pantaloni e polo in giro per uffici pubblici. Partiamo dal cantiere: è lì che possiamo costruirci una rete di contatti che si allarga a dismisura». La sua rete è quella che l'ha salvato anche dalla crisi: «Dopo un anno d'esperienza in proprio il mio principale cliente ha chiuso. Così, su due piedi. Sono stati i contatti con i colleghi, le ditte e persino gli operai a garantirmi la sopravvivenza».
Da quell'esperienza ha tratto la convinzione che il futuro della professione stia nella versatilità, nel saper offrire al cliente un servizio completo. Non ha perso tempo: ha ottenuto l'abilitazione prima come coordinatore della sicurezza («Anche perché con un piano di sicurezza fatturo più che con due-tre denunce d'inizio attività per le ristrutturazioni») e quest'anno come certificatore energetico («Il vero sbocco della nostra professione»). «Da un mese sono socio al 50% di un'impresa, così sono sempre io che realizzo i miei progetti e ci metto la faccia: la gente si fida e ha un solo interlocutore».
Tenconi teorizza la specializzazione. «Il professionista di una volta che faceva tutto, dalle fognature ai cimiteri, non ha più spazio». Lo ha capito anche l'Ordine, che negli ultimi cinque anni ha promosso la costituzione di varie associazioni nazionali tra geometri, ognuna per le diverse specializzazioni: topografi, valutatori, tecnici dell'ambiente, responsabili per la sicurezza nei cantieri, amministratori immobiliari, esperti in edilizia.
Al tempo stesso il consiglio nazionale, in assenza della riforma di sistema, ha preparato una proposta di legge per dar vita all'Albo unico dei tecnici per l'ingegneria, insieme ai periti industriali e agli agrari e tenta di attrarre anche i laureati junior, ora iscritti nelle sezioni B degli altri Albi che al momento, mentre regna ancora la confusione delle competenze, non possono andare molto più in là dei geometri diplomati.
Dal 2015, comunque, in ossequio a una direttiva europea, il geometra diplomato scomparirà: per accedere alla professione sarà obbligatoria la laurea triennale che finora ha attirato solo il 10% degli iscritti.
Intanto, la professione non conosce né crisi né declino. Lo provano i numeri: nel 1980 i geometri erano 59.524. Solo dieci anni dopo il balzo a 79.422 e oggi si è arrivati a oltre 111mila iscritti, di cui circa 30mila (il 27,5%) di giovani under 35 (ma le donne sono ferme al 10% del totale). Anche se gli iscritti dichiarano ancora un reddito medio di appena 22mila euro nel 2008.
Sorride anche la Cassa di assistenza: chiuso il 2008 con 18 milioni di avanzo di gestione, l'esistenza in vita (senza le inevitabili correzioni) è garantita fino al 2046, anche grazie a una politica di aumento delle aliquote contributive.
I geometri sembrano risentire poco anche della lenzuolata di Bersani che nel 2006 ha deciso di abolire la "nicchia protetta" dei minimi tariffari. Tenconi: «A Como si è verificato un sostanziale, spontaneo, allineamento sulle parcelle». Pinna: «A Modena abbiamo il problema inverso: con la sezione giovani del Collegio ho organizzato dei corsi ai neoiscritti per spiegar loro come si costruisce il prezzo, per evitare che siano formulate cifre fuori mercato».
Il futuro comunque è garantito grazie a un variegato mix di compiti tradizionali («Sfido chiunque a trovare un ingegnere che abbia voglia di mettersi a fare accatastamento o frazionamenti immobiliari», sorride Tenconi, che ha deciso di lasciare a fine anno, ma solo perché «già da dodici anni potrei permettermi la pensione») e di nuove frontiere. «Non ci possiamo lamentare: nessuno degli ultimi governi si è scordato di noi - aggiunge Pinna - e siamo entrati alla pari nei mercati più promettenti dell'edilizia verde e dell'anti-infortunistica».
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